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DA BILL 09: PERCHÉ AKQA È AKQA
Cristiano Tonnarelli

Uno dei creativi italiani – in bilico tra digital e tutto il resto, ma ha ancora senso fare queste differenze? – più premiati al mondo ci spiega su Bill 09 perché aver intervistato Rei Inamoto è una delle cose più importanti che questa rivista abbia combinato finora. Cioè, ce lo spiega per un po’. Perché il resto dell’articolo è su Bill 09.

Nel 2001 al festival di Cannes le categorie erano press, outdoor, film, radio, media e la neonata Cyber. Quasi tutti pensavano ai commercial da 30 o 60”, alla radio o ai colorati annunci stampa. Qualcuno iniziava a capire cosa fosse una campagna integrata.

AKQA nacque ufficialmente quell’anno per colpa di Ajaz Ahmed, Tom Bedecarré (attuale CEO) e James Hilton nelle sedi di Londra e San Francisco. Stabilì subito che la sua missione sarebbe stata connettere i brand con le persone e con quello che le persone fanno, utilizzando tutte le opportunità che la tecnologia potesse offrire. Per far questo occorreva un nuovo tipo di agenzia che ponesse l’innovazione al servizio di grandi idee in grado di soddisfare i bisogni delle persone, intrattenerle e a volte perfino emozionarle. Così, ancora oggi, AKQA pone lo storytelling al centro del suo lavoro e usa la tecnologia per raccontare i vari capitoli di una storia, raggiungendo le persone con semplicità e naturalezza. È stata una delle prime agenzie ad aver aperto le sue porte agli ingegneri e ai tecnici. Ma non ha mai dimenticato che essere rilevanti ed efficaci è molto più importante che essere digitali.

In fondo è quello che ogni buona agenzia del 2013 dovrebbe fare se intende dotarsi di un futuro. Per questo è riduttivo chiedersi se AKQA sia solo un’agenzia digital. Sarebbe come chiedersi se si è vivi o morti, soprattutto ora che stiamo entrando nell’era post digital. Nel frattempo AKQA è diventata una vera agenzia globale: oggi più di 1200 persone lavorano nelle due prime sedi storiche e nelle nuove di New York, Atlanta, Portland, Washington, Parigi, Amsterdam, Berlino, Shangai e Tokyo. Tra i suoi clienti ci sono o ci sono stati alcuni tra i più grandi brand globali come Coca-Cola, Virgin, Heineken, Microsoft, McDonald’s, Nike, Volkswagen, MTV, WWF, Save The Children. Molti di loro hanno costruito la loro reputazione sull’innovazione e sul fare le cose in modo diverso. AKQA ha adottato la loro stessa attitudine diventando nel 2011 l’agenzia digital più premiata al mondo secondo The Gunn report. (…)

Rei Inamoto è oggi l’uomo più rappresentativo di AKQA. È a capo dell’agenzia di New York e dei reparti in cui è strutturata: creatività, tecnologia, strategia e servizi al cliente. È stato il presidente della giuria Mobile dell’ultimo festival di Cannes. Oggi che conversation, partecipation e gamification sono le parole più usate in comunicazione, Inamoto prova a ispirare la nuova visione del futuro di AKQA. Siamo immersi nella trasparenza radicale, dei consumatori informati e partecipativi, le storie che si raccontano sono meno storie di brand e più storie di persone e dei loro comportamenti. Finisce l’era dei 360 gradi e nasce l’era dei 365 giorni. E soprattutto si ridimensiona inesorabilmente la disruption del media a favore delle innovazioni di prodotto: significa che diventerà sempre meno efficace raccontare storie di brand in grado di utilizzare i media in modo innovativo. (…)

Il primo grandprix a Cannes per Fiat (Categoria Cyber). Il brief che AKQA ricevette da Fiat chiedeva semplicemente di elaborare un programma di fidelizzazione della clientela su piccola scala per favorire l’utilizzo delle chiavette USB in auto e accedere così ai dati sui loro viaggi. Per far questo Fiat aveva intenzione di far leva sul crescente desiderio delle persone di ridurre le emissioni di CO2 e salvaguardare l’ambiente. Fiat, infatti, produce auto che immettono nell’atmosfera le più basse quantità di CO2. Un dato rilevante per le menti dei guidatori, ma che da solo non è in grado di catturare il loro cuore e la loro immaginazione.

AKQA è riuscita a trasformare un freddo algoritmo in uno strumento divertente da usare e a raccontare una storia sui consumi efficienti dell’auto di FIAT in un modo semplice, umano e divertente. Ha inventato dei personaggi e dei video che hanno conquistato il web. Ha reso semplice ciò che semplice non era e ha generato migliaia di conversazioni intorno al tema delle emissioni di CO2 che hanno conquistato anche chi non ha mai guidato una FIAT.

L’app che ha trasformato il modo di vedere le partite in TV. L’idea nasce da una semplice osservazione: più di un miliardo di persone guarda in TV le partite della UEFA Champions League ma la maggior parte di loro lo fa da solo. L’app di Heineken, capitalizzando la sponsorizzazione della coppa, offre a una sconfinata platea la possibilità di far diventare la partita in TV un gioco e una social experience. Per 90 minuti, e per ogni partita, chi ha giocato ad Heineken Star Player ha vissuto un totale brand engagement e ha sfidato il resto del mondo per provare la propria competenza. Perché siamo un po’ tutti esperti di calcio ma alcuni sono più esperti di altri.

Il resto è su Bill 09

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