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Due film per parlare di stampa
Sara Nissoli

Il primo è The Guardian, uno dei più noti quotidiani inglesi, da sempre punto di riferimento degli elettori del partito laburista. Il secondo è il Mumbai Mirror, quotidiano di Bombay che vanta una tiratura giornaliera di oltre seicentomila copie. Il primo è stato fondato nel 1821, quando ancora l’India era un dominio britannico, il secondo compirà sette anni a maggio.

In comune apparentemente non hanno nulla, o forse sì. A distanza di pochi mesi e settemila chilometri in linea d’aria, entrambe le testate sono state protagoniste di due film molto interessanti.

“Three Little Pigs” è la campagna pensata per The Guardian ed è di BBH Londra. Tutti conosciamo la storia dei Tre Porcellini, ma il mondo reale ha poco a che vedere con le fiabe, per questo Timmi, Tommi e Gimmi vengono arrestati con l’accusa di aver ucciso il Lupo. The Guardian è sempre lì, a raccontare passo per passo la vicenda: da quello che succede in tribunale, alle reazioni della popolazione. Il quotidiano mostra la vicenda da ogni punto di vista, fornendo “the whole picture”, il quadro generale, come recita il super dello spot. Non più solo carta stampata dunque, ma social network, web e ogni genere di piattaforma.

“I am Mumbai” è invece il film pensato per Mumbai Mirror dall’agenzia Taproot India. Per sottolineare la propria indipendenza e la veridicità delle notizie, Mumbai Mirror fa parlare persone comuni, presenti di volta in volta nei diversi luoghi in cui avvengono fatti di cronaca. Chi parla è arrabbiato, e diffonde la notizia con un megafono. Qualcuno tenta di fermarlo, ma non ci riesce. Non c’è filtro tra l’accaduto e la notizia, questo vuole comunicarci il Mumbai Mirror nella sua campagna. A differenza dello spot precedente, paradossale ma volutamente simpatico, I am Mumbai ha un maggior impatto emotivo e una maggior partecipazione. Quella di un paese che sta crescendo, ma anche cambiando.

 

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