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Senzatetto e senza fili
Sara Nissoli

Nell’intervista a Hegarty sul primo numero di Bill, Sir John affermava che ci troviamo nel momento migliore per essere in pubblicità. La tecnologia, per esempio aiuta moltissimo, perché, quando utilizzata in modo creativo, ha il potere di convertire idee complesse in messaggi semplici, memorabili e persuasivi.

Clarence, Jeffrey, Dusty e molti altri. Hanno tutti un nome, quasi mai un volto. Negli Stati Uniti, come ovunque nel mondo, gli homeless sono migliaia. Non è raro, nelle grandi metropoli USA, vederli ogni giorno vendere giornali e riviste (i cosiddetti “Street Newspaper”) a sostegno delle comunità dei senzatetto. Da oggi alcuni di loro si distinguono da altri per la t-shirt che indossano: “I am xxx (metteteci un nome a caso, magari il vostro), a 4G hotspot”. Gli Street Newspaper: perché non leggerli comodamente sul proprio smartphone o tablet invece che dall’obsoleta carta di giornale? Dove funzionerà meglio la rete wi-fi? Ad Austin, in Texas, sicuramente di fianco a un senzatetto.

È stato infatti in occasione del Southwest Interactive Festival che alcuni homeless si sono trasformati in antenne hi-fi. L’idea è partita da BBH New York (l’agenzia di cui Hegarty è uno dei fondatori) in collaborazione con Front Steps (un’associazione benefica che si occupa proprio di senzatetto) e, chiaramente, ha provocato grande scalpore. Vuoi connetterti a internet? Ti avvicini al senzatetto e, se lo desideri, puoi lasciargli un’offerta tramite paypal (la tariffa consigliata sarebbe di 2,50 dollari ogni 15 minuti): in questo modo utilizzi una potente rete wi-fi e aiuti la comunità dei senzatetto, proprio come accadeva con l’acquisto delle Street Newspaper cartacee.

È difficile esprimere un’opinione riguardo questa operazione, senza scadere nella retorica e nel qualunquismo più facile. Da un punto di vista creativo, è vero, utilizza la tecnologia per approcciarsi a un problema, e lo fa coinvolgendo i diretti interessati, i clochard. È molto semplice, ma allo stesso tempo estremamente intelligente: le reti wi-fi sono sparse per la città, esattamente come i senzatetto. Convertire un homeless in una rete hi-fi fornisce un servizio e, allo stesso tempo, una modalità non convenzionale di lasciare un’offerta. Da un qualunque altro punto di vista, però, l’operazione è discutibile. Certo, i clochard in questione non sono più invisibili: sul sito dedicato all’operazione vengono infatti raccontate le loro storie. Quelle che a tutti appaiono entità da marciapiede diventano persone. Il problema è che poi, in pratica, vengono utilizzati come oggetti, come ripetitori. La propria spersonalizzazione vale due dollari e mezzo ogni quarto d’ora? No, ma forse è qualcosa. Front Steps e BBH di certo non avevano intenzione di risolvere il problema dei senzatetto. Ma di sensibilizzare sì. Sensibilizzare mancando di sensibilità. La creatività può tutto.

 

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