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DA BILL 06: BERLUSCONI RESTITUISCE COSA?
Bill

Sul numero di Bill in libreria in questi giorni pubblichiamo un’intervista agli autori collettivi di “Berlusconi restituisce cose”, la pagina Facebook cult delle elezioni 2013. Eccone qualche passaggio, il resto è su Bill 06.

Lunedì quattro febbraio 2013, undici del mattino circa. Berlusconi restituisce cose nasce su Facebook. Una replica ironica di sette giovani lavoratori della comunicazione al leader PDL che aveva proclamato “Vi restituirò l’IMU”. (…) Un’ora dopo, la pagina ha un paio di centinaia di fan. Dopo undici ore ne ha 75.000 e tutti i media ne parlano (da Repubblica.it a Sky a Wired). In 72 ore supera 100.000 fan. 

Merito dell’idea, ma anche di una meccanica molto semplice: un template e una foto malscontornata di Berlusconi su sfondo nero, che gli utenti possono usare per postare migliaia e migliaia di “restituzioni”. I “Restituirò la verginità” e “Restituirò la Gioconda” non si contano. Ma ci sono anche molte trovate di geniale umorismo. Un fenomeno linguistico  formidabile, anche se non proprio pubblicitario. O forse sì? E a vantaggio di chi? Interrogativi che abbiamo rivolto direttamente agli autori.

Prima domanda. Contenti del successo di BRC?

La sera di quel lunedì ci siamo ritrovati in casa di uno di noi. Abbiamo risposto alle mail fino alle 4 di notte e brindato con il Buff, un amaro killer lussemburghese. Fa schifo, ma berlo è nostra tradizione.

In tanti vi hanno accusati di fare il gioco di Berlusconi: gli state regalando visibilità, gli state regalando voti, gli state regalando pubblicità. Roberta Maggio, responsabile new media del Pd, sull’Huffington Post del 5 febbraio si è chiesta “siamo sicuri che noi che continuiamo ad alimentare quella pagina e quell’hashtag lo stiamo solo prendendo in giro? In sostanza stiamo continuando a far girare un messaggio che sarebbe rimasto circoscritto a domenica 3 febbraio e ai titoli dei giornali di lunedì 4 febbraio. Insomma non sarà che gli stiamo facendo campagna elettorale a nostra insaputa e che noi ne ridiamo ma qualcuno sta ridendo di noi?”. Cosa rispondete?

Rispondiamo: no, cazzo. Facciamo un ragionamento serio e andiamo per punti. Punto primo. Meglio dimenticare le bugie di Berlusconi o meglio parlarne? Noi votiamo la seconda. Parlare è importante e giusto: anche delle bugie. In più, siamo convinti che il 99% delle persone sia intelligente e capace di esprimere opinioni sensate. Persino creativamente. A chi non è d’accordo diciamo una cosa: non sei l’unico dotato di intelletto. Ognuno è intimamente convinto di saperne di più e che quindi sia inutile discutere con gli altri. Succede anche riguardo a Berlusconi: “io so che dice balle, ma gli altri stupidi si faranno abbindolare”. Quindi meglio che se ne scordino. Beh, la tua è una visione un po’ troppo elitaria. Invece la democrazia è discussione tra uguali e per noi è un’alternativa migliore.

E se invece il semplice atto di mostrare Berlusconi gli avesse fatto campagna elettorale?

No. Non siamo più l’Italia anni ‘80. Forse all’epoca i media erano ancora abbastanza influenti da dare valore a qualcosa semplicemente parlandone. Deviavano l’attenzione da altri argomenti. E questo faceva il gioco di Berlusconi e dei suoi giornali e TV. Non oggi però. Internet dà accesso a tutta l’informazione del mondo e spazio di parola a chiunque la chieda. Il bello del web è che ognuno conta uno (in un modo ben diverso da come urla Grillo). Media, politici e cittadini sono sullo stesso piano. È una bella sensazione.

Tutti voi lavorate in comunicazione. Cosa rispondete a chi dice “in bene o in male purché se ne parli”?

Che è fuffa. Un insight con appeal conta in politica come in pubblicità. Un prodotto promette qualcosa e le persone decidono se provarlo. Un politico promette qualcosa e le persone decidono se votarlo. Se il tuo insight – restituirò l’IMU – è preso in giro da 100.000 persone. Se tutto il web ti ride dietro. Se uno scherzo dà il via a discorsi seri: beh, goodbye appeal. La verità è che nessuno crede all’occupazione mediatica indiscriminata. Nemmeno Silvio Berlusconi.

Il resto è su Bill 06.

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