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DA BILL 10: M5S E LA PROPAGANDA POLITICA
Bill

Con un’intervista ad Angelo Ventrone, docente di storia contemporanea e autore di “Il nemico Interno” (Donzelli, 2005), Bill 10 approfondisce il legame tra la propaganda del Movimento 5 Stelle e quella della politica del Novecento. Qui un estratto dall’intervista.

Nel suo libro Il nemico interno si analizzava la propaganda politica dal 1900 ai primi anni 2000. Il Movimento 5 Stelle troverebbe posto in una nuova edizione?

Nel libro, per ricostruire com’è stato rappresentato negli ultimi cento anni il nemico politico, ho utilizzato manifesti, cartoline e vignette. Il Movimento 5 Stelle utilizza invece il web e la sua polemica politica è prevalentemente verbale, come mostrano gli articoli dei suoi dirigenti e gli interventi sul blog o su Facebook. Ma troverebbe certamente posto, anche se le novità che presenta risiedono più negli strumenti usati, il web, per l’appunto, che nei contenuti.

D’altra parte Grillo è un personaggio particolare anche perché arriva già dal mondo della comunicazione, tanto da essere stato in passato anche testimonial pubblicitario.

In Italia, la propaganda politica è cambiata radicalmente nel corso degli anni Ottanta,  quando la crisi delle ideologie novecentesche si è combinata con l’arrivo della società dello spettacolo e con la pervasività delle tecniche di marketing. In quegli anni, si è cominciato a parlare di “comunicazione politica” invece che di propaganda, e alla demonizzazione dell’avversario, alla rappresentazione del pericolo che la sua vittoria elettorale avrebbe comportato per il paese, si è sostituita una comunicazione in positivo, secondo il modello della pubblicità commerciale. Una comunicazione centrata più sulle proprie qualità che sui difetti dell’avversario. Per questo sono venuti in primo piano i volti dei leader, i loro grandi sorrisi, il loro abbigliamento sempre più informale, ovvero immagini rassicuranti che avevano innanzitutto lo scopo di sedurre l’elettore, di conquistarne la simpatia, non più di terrorizzarlo. Allo stesso modo delle principali forze politiche degli ultimi venti anni, raccolte nel centro-destra e nel centro-sinistra, il m5s ha partecipato a questa trasformazione, pur continuando a giocare, come gli altri, sui due piani: quello della demonizzazione dell’avversario politico, della sua trasformazione in nemico capace, per l’appunto, di tutte le nefandezze perché corrotto, bugiardo, interessato solo al potere e alla ricchezza; e il piano della proposta politica in positivo. Anche se, dal punto di vista della comunicazione, nel Movimento è senz’altro prevalente l’aspetto demolitorio, ipercritico, a volte distruttivo, e tutto il pur significativo lavoro di analisi ed elaborazione progettuale svolto dai militanti del Movimento finisce in secondo piano. La tentazione di legittimarsi più contro che pro è prevalente, anche perché così è più facile bucare lo schermo, farsi notare, costringere gli altri a difendersi e quindi ad alimentare la polemica, continuando a richiamare l’attenzione degli altri media e dell’opinione pubblica.

Il blog di Grillo propone spesso fotomontaggi che riecheggiano i vecchi manifesti nei quali i volti dei politici scontornati sono incollati in contesti degradanti. Le tecniche moderne (web, photoshop, illustrator…) vengono utilizzate per scopi espressivi in fin dei conti tradizionali. Non è un paradosso?

In effetti, la volontà di presentarsi come qualcosa di totalmente nuovo rispetto al vecchio sistema e ai suoi rappresentanti, spinge il m5s a radicalizzare il proprio messaggio e quindi a ricorrere alle vecchie modalità volte a ridicolizzare le altre forze politiche, a rappresentarle come dei burattini nelle mani di occulti e temibili manovratori, come dei semplici esecutori della volontà di interessi esterni (l’Europa, ad esempio, o la Merkel). Il m5s, tuttavia, può sottrarsi solo in parte a quella trasformazione della propaganda che si è verificata nel nostro paese negli ultimi trent’anni. L’ironia, che serve a catturare la simpatia del potenziale elettore, è infatti centrale nei suoi messaggi. Non va però dimenticato che mettere in primo piano e giocare sui veri o presunti difetti fisici dell’avversario – come a volte è capitato – significa ritornare all’equivalenza, abbastanza primitiva, che il limite fisico corrisponde a un limite etico, che la bruttezza fisica corrisponde a una più vera e profonda bruttezza morale.

Il “nemico interno” viene sempre accusato di essere alle dipendenze di un pericolo straniero. Oggi il m5s accusa i sostenitori italiani dell’Europa evocando la troika, i diktat tecnocratici… è questo il nuovo “nemico interno”?

Il meccanismo è sempre lo stesso: delegittimare l’avversario politico, trasformandolo in un individuo moralmente spregevole, intento a tramare contro il proprio paese perché al soldo di interessi stranieri. Una pericolosissima quinta colonna, tanto più pericolosa perché si presenta come uno di noi, parla la nostra stessa lingua, ha le nostre stesse abitudini, ma in realtà complotta contro di noi, ci vuole distruggere. D’altronde questo elemento è stato quanto mai frequente nel Novecento e ancora oggi risulta efficace. Se poi attribuisco al pericolo un volto anonimo – come la grande finanza, le multinazionali, la tecnocrazia europea –, se lo rendo indefinibile ne accresco la pericolosità, perché lo rendo anche imprevedibile. Il pericolo può nascondersi dietro ogni angolo e può travestirsi dietro le sembianze più innocenti. In questo modo riesco a sfruttare uno degli strumenti classici della propaganda: produrre paura attraverso la paura, provocando un effetto moltiplicatore che può arrivare a toni di tipo paranoico che non è facile smontare con il ragionamento, con una discussione razionale. Negli ultimi due decenni, la Lega Nord, è stata maestra in questo campo. Vale tuttavia la pena ricordare che enfatizzare la grandezza (pur se in negativo) del nemico, serve anche a enfatizzare se stessi, la propria grandezza. L’incombere di nemici enormi, giganteschi, spietati, esalta la nostra capacità di resistenza, la nostra forza, la nostra grandezza, per l’appunto.

(…)

Che evoluzione immagina per la propaganda del Movimento Cinque Stelle?

Credo che, finché conserverà il suo carattere radicale e continuerà a rivendicare con orgoglio la propria natura anti-sistema, non cambieranno né stile né contenuto della sua comunicazione politica.

E per la propaganda politica italiana in generale?

Il Paese è cambiato profondamente negli ultimi decenni e direi che un numero crescente di persone non crede più alle vecchie contrapposizioni. C’è però da dire che la classe politica ha contribuito attivamente a tenerle vive artificialmente, anche per nascondere la debolezza progettuale e soprattutto per concentrare l’attenzione sulle polemiche quotidiane, in modo da distogliere l’attenzione dalla sua estrema difficoltà di passare dalle parole ai fatti. Bisogna anche sottolineare che un certo livello di polemica è essenziale per potersi differenziare dalle altre forze politiche e che, nello stesso tempo, rappresenta il sale della democrazia e la conseguenza naturale, e legittima, del pluralismo politico. Occorre non superare una determinata soglia, non arrivare a descrivere gli altri come i nemici dell’umanità e noi stessi come l’unica speranza di salvezza.

Il resto è su Bill 10.

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